Giacomo Antonio Melchiorre Ceruti, detto il Pitocchetto fu un pittore italiano della prima metà del 1700, tra i più importanti esponenti del tardo barocco italiano.
Fu poliedrico e scostante nei suoi lavori; non solo dipense pale d’altare ma fu maestro nei ritratti e nelle scene di genere.
Nato a Milano fin dai primi anni venti del settecento fu attivo a Brescia, città in cui ebbe il soprannome di «Pitocchetto» per il genere pittorico che aveva come soggetti principali i poveri, i reietti, i vagabondi, i contadini.
La sua pittura, rientra nel filone della "pittura di realtà", che in Lombardia ebbe una tradizione secolare; tra tutti il Caravaggio.
Trasferito prima a Venezia e poi a Padova, operò per la Basilica del Santo e per altre chiese, tra cui quella di Santa Lucia presso la quale, oltre ad una pala dedicata alla santa e un Battesimo di San Giustino, sono presenti anche i Quattro Padri della Chiesa, i Quattro Evangelisti e i Quattro Santi protettori della città.
Dopo il soggiorno veneziano, ricevette varie commissioni pubbliche e tornò a Milano, trasferendosi in seguito a Piacenza.
Tra le opere che lo resero celebre la Lavandaia (1736 circa), attualmente alla pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia, e le molte nature morte; proprio qui, infatti ne vediamo una che ritrae una tavola imbandita con pes che, pane, formaggio, vino e una zucca; un quadro tipicamente caravaggesco, con una luce ben distinta che delinea le forme del cibo.