Sempre più persone sono interessate realmente a ciò che mangiano e s’informano su molti canali in merito all’alimentazione, per seguire uno stile di vita il più sano possibile.
Nell’informarsi spesso tutti siamo spaventati dai prodotti OGM (Organismi Geneticamente Modificati). A proposito di questo sono andato ad intervistare la Biotecnologa Erika Bruni.
Ho fatto alla Dott.sa Bruni alcune domande per risolvere i dubbi più comuni rispetto a questa tematica.
Veniamo subito all’OGM, la prima domanda che ho fatto ad Erika Bruni è stata quella di spiegarmi cosa è un OGM e mi ha detto: “È un organismo che è stato geneticamente ingegnerizzato. Ovvero nel suo genoma sono stati inseriti uno o più geni appartenenti ad altre specie o organismi, per conferirgli determinate caratteristiche desiderate.
Infatti secondo l’art. 2 della Direttiva Europea 2001/18 un OGM si definisce come un organismo geneticamente modificato; un organismo diverso da un essere umano, il cui materiale genetico è stato modificato in modo diverso da quanto avviene in natura con l’accoppiamento e/o ricombinazione genetica naturale”.
Quindi cosa vuol dire un organismo differente da un essere vivente?
“Può essere una specie vegetale, un batterio, ma anche un animale (quest’ultimo legislativamente non commercializzabile), infatti oggi quando parliamo di OGM ci riferiamo a organismi vegetali, anche se di fatto in laboratori di ricerca si utilizzano microrganismi o animali che hanno subìto modificazione genetica.
In generale quando si parla di OGM, si fa dunque riferimento a piante modificate geneticamente che presentano caratteri per la resistenza agli erbicidi oppure per la resistenza contro patogeni, come insetti e virus”.
Perchè, secondo lei, produrre OGM?
“Bisogna sapere che oggi la popolazione mondiale continua ad aumentare esponenzialmente, soprattutto in paesi emergenti come Brasile, Cina ed India; questo fa si che ci sia via via sempre un maggior squilibrio tra domanda e offerta di cibo e come sappiamo il nostro pianeta sta compiendo un grande sforzo per sostenerci tutti.
Quindi secondo la FAO entro il 2050 la produzione agricola dovrà crescere del 50% se non oltre. Tra l’altro è molto probabile che nel prossimo futuro andremo incontro ad importanti cambiamenti climatici, i quali comporteranno diminuzione delle rese agricole e della disponibilità delle derrate alimentari in molte regioni del globo, più di quanto non lo siano adesso.
Una soluzione sarebbe far affidamento agli OGM, appunto, poiché vantano di una competitività inarrivabile con rese per ettaro superiori fino al 50% rispetto alle colture naturali, riducendo così i consumi di energia e proponendo sul mercato prodotti con prezzo sempre più vantaggioso.
Inoltre creare delle piante che riescano a difendersi da sé, contro eventuali parassiti, diminuisce l’utilizzo di fitofarmaci e pesticidi che non inquinerebbero il suolo e la catena alimentare”.
Mi sembra quindi di capire che lei è a favore degli OGM.
“Da biotecnologa non posso che approvare i prodotti OGM. A mio parere risultano essere uno dei tanti rimedi che porterebbero a ridurre drasticamente la fame e la malnutrizione in molti paesi, dove per via delle condizioni climatiche, geografiche e politiche non godono della nostra stessa abbondanza.
Quello che si cerca di fare oggi con gli OGM è migliorare l’adattamento delle varietà coltivate all’ambiente, rendendole meglio attrezzate a procurarsi da sole i nutrienti e difendersi dai parassiti, ma anche per resistere al caldo, al freddo, alla scarsità d’acqua o ai suoli ricchi di sali. Lo scopo è quello di portare le rese verso quelle tipiche dei luoghi ottimali, anche nelle terre oggi marginali. Ciò che bisogna capire è che esiste uno stretto intreccio tra adattamento all’ambiente e produttività, perchè una pianta stressata è una pianta che non produce quanto potrebbe.
Dunque attraverso il miglioramento genetico si otterrebbe una varietà vegetale meglio adattata inserendo in essa il gene o i geni che conferiscono la caratteristica voluta in tempi estremamente più rapidi di quanto si possa fare con la classica e tradizionale selezione artificiale, iniziata già 10.000 anni fa dai nostri antenati su due graminacee selvatiche che oggi chiamiamo frumento.
Si tratta solo di velocizzare un processo che facciamo da migliaia di anni.
Quando si parla di OGM, i media, tendono sempre a diffondere false credenze e preoccupazioni inutili, ignorando invece i grandi vantaggi e benefici ai quali possono condurre.
Purtroppo l’idea di fondo è che ciò che naturale è buono e che ciò che è artificiale è pericoloso”.
Ma cosa succede ad un organismo che si nutre di OGM?
“Assolutamente nulla, poichè si tratta di una modifica a livello del DNA del prodotto che è stata verificata, testata e studiata. Così come gli alimenti tradizionali contengono il proprio DNA e non ci succede nulla ingerendoli, anche per gli OGM vale lo stesso. Magari possiamo parlare degli aspetti allergenici e di tossicità che variano da individuo ad individuo, ma anche in questo caso, possiamo dire che il prodotto OGM è controllato e testato prima di essere messo in commercio”.
Ma quindi posso trovare un prodotto OGM sul banco del supermercato, qual è la legislazione in merito?
“Prima di iniziare la coltivazione, sperimentale o commerciale, o di immettere sul mercato prodotti OGM è necessario ottenere l’autorizzazione da parte delle autorità competenti (per l’Italia il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) o sottoporli alla valutazione del rischio da parte dell’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) in base al regolamento 1829/2003.
L’EFSA esegue unicamente la valutazione del rischio per gli OGM, mentre l’approvazione, dunque la gestione del rischio è di competenza degli organismi politici dell’UE.
A prescindere da ciò che dice l’EFSA a riguardo, è la CEE a decidere. Qualora questa non comunica la risposta allo stato membro, quest’ultimo può adottare misure cautelari provvisorie per l’OGM, quindi, di fatto la scelta è lasciata dalla UE ai singoli stati membri.
In Italia è vietata la semina di OGM, ma non la loro commercializzazione: quello che si tende a nascondere è che oggi la produzione nazionale di mais e soia, principali costituenti del foraggio animale, che portano quindi poi alla produzione di latte, formaggi, carni e salumi, è fortemente carente, quindi da tempo tale mancanza viene colmata con importazioni dall’estero. Ma la cosa che rende tutto ciò un’ipocrisia, è il fatto che la gran parte di queste importazioni proviene da paesi che fanno ampio impiego di coltivazioni OGM, quali Spagna, USA, Brasile, Argentina, Canada e Cina (l’80% del mais importato in Italia è OGM e l’85-90% della soia importata in Italia è OGM).
Quanto ci costa tutto questo?
È possibile che un prodotto lavorato e non un materia prima possa contenere OGM e in che quantità?
“Per quanto detto finora, posso affermare che, molti prodotti potrebbero contenere OGM e anche in merito, la legge si è espressa. Secondo l’art. 21 della Direttiva 2001/18, tutti quei prodotti che contengono OGM in una percentuale superiore alla soglia dello 0,9% (calcolato su singolo ingrediente) devono essere etichettati come tali, altrimenti no. Laddove non è riportata la dicitura - Contiene OGM -, non è detto che non ci siano.
Tale limite è stato posto per via della difficoltà di evitare le contaminazioni dei prodotti non GM da parte di quelli GM.
Qualora un prodotto GM viene autorizzato in un paese extra-europeo, ma non in Europa, il suo valore soglia si abbassa allo 0,5%, quindi la sua concentrazione in un dato alimento uguale o al di sotto di questa soglia è consentita, in quanto la sua presenza può essere considerata accidentale o inevitabile”.
Se penso a OGM mi viene in mente soia e mais, ma quali altri prodotti possono essere OGM?
“Soia e mais sono i più famosi OGM che conosciamo. La soia è il prodotto OGM di maggior successo, infatti il 77% della soia coltivata è costituita da varietà GM, il 26% del mais coltivato è GM; ma ci sono anche altri prodotti OGM come la colza e il cotone ed attualmente esistono varietà di riso GM in corso di sperimentazione.
Per esempio il Golden Rice, ideato dai ricercatori del Politecnico di Zurigo e dell’Università di Friburgo, è un alimento fortificato per combattere la carenza di vitamina A, diffusa sopratutto in Africa, America Latina e Sud Est Asiatico, la quale comporta importanti conseguenze nello sviluppo e tra l’altro anche la cecità permanente (circa 500.000 casi l’anno).
I chicchi di questo riso sono dorati proprio per la presenza di carotenoidi (pigmenti di colore giallo arancio sintetizzati in tutte le parti verdi della pianta e accumulati nei frutti maturi), precursori della vitamina A, necessaria per la vista e la crescita.
Sono stati inseriti tre geni nei chicchi di riso, due di origine vegetale e uno batterico per la produzione di tutte le proteine necessarie per l’accumulo della provitamina A; ciò è stato fatto per soddisfare il fabbisogno nutrizionale giornaliero sopratutto per quelle popolazioni che si cibano quasi esclusivamente di riso e dunque la loro dieta manca di importanti nutrienti e vitamine. Oggi tutto questo è ancora in via di sperimentazione e a breve ci sarà la distribuzione gratuita alle popolazioni bisognose”.
Da quanto detto dalla Dott.sa Bruni, mi è venuto un dubbio per cui avevo letto navigando in internet che è pericoloso coltivare OGM ad esempio per via del possibile trasferimento genico ai batteri del suolo, ma lei mi ha tranquillizzato dicendomi che questo è un fenomeno che avviene in natura da sempre, poichè gli organismi da migliaia di anni si scambiano pezzi di geni.
Per concludere, si può quindi dire che il controllo che avviene sui prodotti OGM, può farci stare tranquilli e che sicuramente un prodotto di questo tipo è molto più controllato di un prodotto che troviamo sul banco del mercato e che magari a nostra insaputa proviene dall’ormai famosa terra dei fuochi.